Agricoltura e ambiente – criticità ed opportunità per il futuro

L’agricoltura è l’attività economica che consiste nella produzione di cibo da destinare all’alimentazione umana tramite la coltivazione di specie vegetali erbacee ed arboree. La scoperta dell’agricoltura (risalente approssimativamente al 10.000 a.C.) è stata una vera e propria rivoluzione, in quanto ha permesso agli esseri umani di passare da società nomadi di cacciatori-raccoglitori a società stanziali. Ne è conseguito, quindi, il successivo sviluppo di comunità sedentarie di dimensioni crescenti, da piccoli villaggi a grandi città. Inoltre, nel corso dei secoli, l’esigenza di produrre sempre maggiori quantità di derrate alimentari, ha favorito processi di ricerca ed innovazione, che hanno portato allo sviluppo di nuove tecniche produttive da impiegare in campo. Gli esempi sono innumerevoli: la rotazione delle colture (per evitare il famoso fenomeno della “stanchezza del terreno”), l’impiego di macchine agricole per la lavorazione del terreno, lo sviluppo della scienza agronomica, la comparsa dei concimi chimici di sintesi e dei fitofarmaci per combattere le avversità delle piante coltivate.

Ma come spesso accade, una grande luce si porta anche dietro una grande ombra. Infatti, se da una parte l’agricoltura ha indubbiamente favorito lo sviluppo tecnologico e sociale, dall’altra ha introdotto nel sistema anche problematiche ambientali decisamente non trascurabili. Per esempio, l’impiego sempre più intensivo dei fertilizzanti chimici di sintesi ha causato l’inquinamento di falde acquifere sotterranee, mari e fiumi, provocando seri danni agli ecosistemi. l’ICEI (Istituto di Cooperazione Economica Internazionale) ha stimato che le sostanze riversate annualmente nei campi di tutto il mondo sono circa 138 milioni di tonnellate. Tutti queste enormi quantità sono anche responsabili del 95% delle particelle di ammoniaca presenti nell’aria. Un’altra problematica non trascurabile è lo sfruttamento indiscriminato delle acque di falda per l’irrigazione delle colture. Infatti, l’eccessivo utilizzo delle acque dolci sotterranee provoca un graduale esaurimento delle stesse, costringendo gli agricoltori ad attingere a fonti idriche non convenzionali, come acque saline e/o salmastre, spesso dannose per le coltivazioni e per il terreno. C’è poi l’eccessivo utilizzo degli antiparassitari per combattere le avversità delle piante coltivate. È risaputo, infatti, che l’uso indiscriminato degli insetticidi, se da una parte elimina gli insetti dannosi alle colture, dall’altra danneggia altri insetti dal ruolo biologico importante, come gli impollinatori (api e farfalle) e i predatori dei fitofagi (coccinelle). Un rapporto dell’Università di Sydney, che ha sintetizzato i risultati di 73 studi scientifici condotti, ha concluso che quasi la metà delle specie di insetti viventi sul pianeta è in rapido declino. Un Olocausto del tutto particolare che deve essere preso seriamente in considerazione.

Ma quali strumenti abbiamo a disposizione per evitare che l’agricoltura provochi irreparabili danni ambientali? La soluzione sta nella tecnologia. Negli anni recenti, sono state introdotte delle pratiche di agricoltura sostenibile che si basano su diversi principi. Vediamone alcune tra le più rilevanti:

Agricoltura di Precisione (o Precision Farming): Si basa sull’utilizzo di strumentazioni tecnologiche avanzate (immagini satellitari, sensoristica di campo, droni e algoritmi) al fine di eseguire interventi agronomici mirati, che tengano conto delle effettive esigenze delle colture, in modo da fornire la quantità esatta di fattori produttivi nel momento esatto. Questa pratica è molto efficiente ed evita inutili sprechi di prodotto, con significativi vantaggi ambientali, oltre che vantaggi economici per gli agricoltori. Attualmente in Italia, la superficie coltivata gestita coi metodi di agricoltura di precisione è soltanto l’1%, la cui quasi totalità viene impiegata in alcuni comparti produttivi ad alto reddito, come viticoltura, olivicoltura e frutticoltura. Nonostante ciò, è previsto che il numero di aziende che utilizzeranno le tecniche di precision farming cresceranno in maniera esponenziale nei prossimi anni.

Agricoltura Verticale (o Vertical Farming): è una tipologia di coltivazione di specie vegetali fuori suolo in ambienti protetti che si sviluppa su diversi piani in altezza, e dotata di sistemi automatizzati che forniscono acqua arricchita di elementi nutritivi a ciclo chiuso. Questo sistema ha il grosso vantaggio di risparmiare molta acqua e di produrre molte piante su superfici limitate. Secondo la ricerca “Future Farming”, condotta da Porsche Consulting, l’impiego delle metodologie di Vertical Farming saranno in grado di aumentare la produzione del 75% rispetto all’agricoltura tradizionale e di ridurre l’utilizzo di acqua del 95%. Inoltre, per via della loro natura, i sistemi di agricoltura verticale potranno essere impiegati in zone urbane, rendendo possibile la produzione di cibo a km 0.

Acquaponica: si basa sull’utilizzo combinato di acquacoltura e coltivazione idroponica, al fine di ottenere un sistema produttivo a ciclo chiuso, dove i prodotti di scarto dei pesci diventano nutrimento per le piante. Le colture acquaponiche sfruttano il ciclo naturale dell’azoto.  Infatti, l’azoto in forma di ammoniaca, proveniente dalle deiezioni dei pesci, viene trasformato nella forma nitrica grazie all’azione di specifici batteri, detti “nitrificatori”, per poi essere assimilato dalle piante. In questo modo si evita l’uso dei concimi chimici di sintesi, massicciamente utilizzati in agricoltura tradizionale. Inoltre, nei sistemi acquaponici l’acqua non viene sprecata, ma circola in continuazione e viene purificata tramite filtri, rendendola riutilizzabile.

Come vedete, la tecnologia rende disponibili diverse opzioni di agricoltura sostenibile. Sta solo a noi decidere cosa farne.

Simone Rossi – Agronomo, PhD

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