Gli OGM: una questione controversa

Per OGM si definiscono gli organismi geneticamente modificati, il cui DNA è stato alterato grazie a tecniche di ingegneria genetica. Gli OGM possono essere piante, animali o microrganismi, e nella nostra società hanno trovato applicazione prevalentemente nel settore agroalimentare.

Sin dall’antichità, l’Uomo ha sempre praticato la modificazione genica, al fine di produrre dei nuovi esseri viventi che fossero dotati di caratteristiche utili, da cui trarre vantaggio materiale e/o economico. Questa pratica però non è sempre stata svolta in maniera consapevole. Infatti, i nostri antenati selezionavano le piante coltivate che manifestavano le caratteristiche migliori in termini di morfologia e sviluppo, ma ignorando completamente che tali proprietà erano “scritte” all’interno delle cellule delle piante stesse. È soltanto nella prima metà del Novecento che l’Uomo ha preso consapevolezza che le pratiche di selezione avevano un effetto a livello genetico. Questa consapevolezza ha favorito l’emergere di un nuovo approccio attraverso il quale creare organismi “migliorati” sfruttando le moderne tecniche di ingegneria genetica. La prima tecnica fu scoperta dal microbiologo svizzero Wener Arber, che è considerato il pioniere degli OGM. Egli scoprì i cosiddetti “enzimi di restrizione” che sono enzimi di origine batterica capaci di tagliare sezioni di DNA. Questa scoperta ha creato la possibilità di rimuovere pezzi di materiale genetico da un essere vivente e trasferirli ad un altro, anche appartenente ad una specie diversa o, addirittura, ad un regno diverso. Fu nel 1973 che gli scienziati statunitensi Stanley Cohen e Herbert Boyer crearono il primo OGM, inserendo un gene di una rana all’interno di Escherichia coli; un comune batterio che vive nell’intestino degli animali a sangue caldo.

Ma com’è possibile, nella pratica, produrre un OGM? Spesso sentiamo parlare di questi fantomatici organismi tramite i media, ma in effetti non esiste molta informazione a riguardo. Fatta questa premessa, la produzione di un OGM prevede le seguenti fasi:

  1. Isolamento del gene che deve essere trasferito: Questo è possibile grazie agli “enzimi di restrizione” scoperti da Wener Arber che, come spiegato in precedenza, sono capaci di tagliare sezioni di DNA. Esistono diversi tipologie di questi enzimi, ciascuna delle quali è in grado di creare frammenti genici specifici.
  2. Inserimento del gene isolato in un vettore: Una volta isolato il frammento di DNA, esso viene inserito in un vettore molecolare, che può essere un virus o un batterio. Talvolta, il vettore molecolare è una cellula vegetale o animale. Il gene isolato viene inserito nel vettore molecolare tramite diverse tecniche come l’elettroporazione (applicazione di shock elettrici alle cellule in modo da renderle permeabili), il metodo biolistico (il DNA viene “sparato” dentro le cellule da trasformare) e l’utilizzo dell’Agrobacterium tumefaciens (un batterio che infetta le radici delle piante provocando dei cancri).
  3. Trasferimento del vettore in una cellula germinale dell’organismo target: in modo da trasferire il gene nel DNA dell’organismo ospite, il quale diventerà ufficialmente un OGM.

Ma per quale motivo gli OGM fanno tanto parlare di sè? Perchè la creazione di questi nuovi organismi ha scatenato ondate di polemiche? Come spesso accade nella storia, la comparsa di una nuova tecnologia avviene per rispondere a reali esigenze della società, che vengono quasi sempre soddisfatte in seguito alla realizzazione della tecnologia stessa, ma producendo effetti imprevedibili. Gli OGM non fanno eccezione a questa dinamica, per cui hanno portato sia a benefici che problematiche:

BENEFICI DEGLI OGM: L’introduzione degli organismi geneticamente modificati ha trovato applicazione principalmente nel settore agricolo. Basti pensare al “Mais Bt” e alla “soia Roundup Ready” (detta anche “soia RR”). Il primo ha la capacità di resistere alle larve della piralide; una farfalla responsabile di gravi perdite di resa. La seconda ha la capacità di resistere al glifosato durante i trattamenti erbicidi di copertura (che vengono fatti quando la coltura è in campo), permettendo un migliore controllo delle piante infestanti. Secondo il Food and Drug Law Journal; una importante rivista statunitense; il mais OGM aiuterebbe a prevenire i quantitativi di alcune micotossine; che sono sostanze cancerogene per gli esseri umani. L’accademia dei Georgofili Italiana ha riportato che le coltivazioni di mais ingegnerizzato abbiano portato ad una netta diminuzione delle popolazioni di piralide nella Corn Belt Americana. Questo ha avuto ripercussioni positive anche sul mais convenzionale, che ha subìto minori attacchi dell’insetto.

PROBLEMI DEGLI OGM: Una delle polemiche più rilevanti è il rapporto tra OGM e sicurezza alimentare. Sebbene non esistono prove scientifiche di danni alla salute umana, i meccanismi di interazione tra gli alimenti OGM e la nostra fisiologia risultano ancora sconosciuti. Alcune organizzazioni come Greenpeace ritengono che il livello di investigazione per determinare i rischi degli OGM per la salute umana non sia sufficiente. L’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha dichiarato che i cibi transgenici possono potenzialmente portare a reazioni allergiche, in quanto contengono proteine modificate.

Un’altro argomento molto discusso riguarda il rapporto con l’ambiente. Infatti, non è ancora chiaro come le piante ingegnerizzate interagiscono con l’ecosistema circostante. Per esempio, è chiaro come il mais Bt interagisce con la piralide, ma come reagisce con gli altri insetti? Coi batteri del suolo? E con le altre piante? Immaginiamo che una pianta di mais Bt, o di soia Roundup Ready, si incroci accidentalmente con un’altra simile, e la pianta figlia riesca a sopravvivere e produrre migliaia di semi… al quel punto avremmo una miriade di piante OGM sconosciute nel nostro ambiente.

Ma quindi gli OGM sono un bene o un male? Per rispondere a questa ipotetica domanda concludiamo con una citazione: “Il problema non è la tecnologia ma l’uso che se ne fa, ogni cosa comporta dei rischi, l’importante è esserne consapevoli e valutare se il prezzo che paghiamo è adeguato a quanto riceviamo in cambio”. Stefano Nasetti

Autore: Simone Rossi, PhD., Agronomo.

Marzo 21, 2020

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