Gli effetti locali del cambiamento climatico: il caso del Piemonte

Molti sono i riferimenti e le ricerche relativi al clima del nostro pianeta, che sta (rapidamente e inesorabilmente) mutando. Se poco a livello concreto si è fatto per cambiare la nostra impronta sul pianeta dal famoso rapporto I limiti alla crescita – recentemente ri-edito in Italia e che ha da poco spento le 50 candeline dall’uscita – qualcosa si sta muovendo a livello accademico e nelle attività di molte associazioni ambientaliste e di divulgazione scientifica. Da anni, il riferimento principale a livello globale sono i rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite (https://www.ipcc.ch/), mentre a livello locale il numero di ricerche scientifiche in materia sta aumentando esponenzialmente.

È proprio a livello locale che bisogna ragionare per cercare di “catturare” l’attenzione del grande pubblico. La domanda principale deve essere: ai +2°C di media globale stimati nelle curve dell’IPCC (rispetto ai valori pre-industriali), che cosa corrisponde come effetto sul clima del mio territorio?

Forse può essere utile scegliere un caso specifico: in questo articolo si prova a sintetizzare l’esempio del Piemonte. Per farlo – rimandando alla specifica lettura del rapporto completo disponibile all’indirizzo https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2020-07/analisi_scenari_clima_regionale_periodo_2011-_2100.pdf – si è scelto di utilizzare l’ultimo studio pubblicato dalla Regione nel giugno 2020, suddiviso in alcuni brevi paragrafi in stile post-it.

POST-IT N°1: METODO

  • Analisi condotta da Regione Piemonte per valutare le varie componenti climatiche sul territorio da qui al 2100
  • Utilizzati i modelli regionali di ultima generazione con lo scenario emissivo di mitigazione RCP4.5 e quello tendenziale a elevate emissioni RCP8.5
  • Aggregazione dei dati su tre intervalli: 2011-2040; 2041-2070; 2071-2100

“Considerando i benefit ambientali e sociali delle politiche di riduzione delle emissioni e di contrasto e adattamento al cambiamento climatico, l’incertezza dello scenario diventa sempre meno rilevante ai fini dell’azione. I cambiamenti sempre più rapidi confermano l’urgenza di agire.”

POST-IT N°2: TEMPERATURE

  • Tasso di incremento ogni 10 anni pari a 0.2°C (RCP4.5) o 0.5°C (RCP8.5) corrispondenti a +2°C oppure + 4°C a seconda dei due scenari emissivi
  • Nel migliore degli scenari (RCP4.5), in montagna il riscaldamento ogni 10 anni sarà di 0.3°C sopra i 700 m e 0.7-0.8°C sopra i 1500 m
  • Nel peggiore degli scenari (RCP8.5) la temperatura massima media estiva in pianura sarà ovunque superiore a 30°C mentre in inverno sarà intorno ai 10°C. In montagna in primavera non vi saranno aree con temperatura minima inferiore agli 0°C
  • Il numero di notti tropicali (con temperatura minima dell’aria maggiore di 20°C) e il numero di giorni tropicali (con temperatura massima maggiore di 30°C) mostrano un deciso aumento in entrambi gli scenari

“… si può affermare che più della metà del periodo estivo a metà secolo sarà caratterizzato da giorni tropicali e quasi l’intera estate a fine secolo, in particolare nello scenario tendenziale. Anche in questo caso la variazione è superiore per le zone di pianura anche se alcune zone di fondovalle iniziano a essere interessate a partire dalla metà del secolo”

POST-IT N°3: PIOGGIA

  • Le precipitazioni totali annue (cumulate) tenderanno a diminuire ma in modo statisticamente non significativo
  • Quello che cambierà maggiormente è il regime pluviometrico con meno piogge in primavera (che non sarà più la stagione più piovosa) e, in generale, con una diminuzione dei giorni di piovosità a discapito di fenomeni più intensi
  • Aumenteranno i periodi secchi (in particolare in montagna) e i mesi più siccitosi saranno dicembre e luglio

“… Questo fornisce un’indicazione di incremento delle precipitazioni più intense e, nello stesso tempo, ci dice che i meccanismi di formazione degli eventi estremi non dipendono linearmente dagli scenari emissivi, ma giocano un ruolo importante i meccanismi di retroazione, che rendono difficile la loro previsione, anche climatica.”

POST-IT N°4: NEVE

  • Il rapporto tra la parte nevosa e le precipitazioni totali (pioggia + neve) tende a diminuire in entrambi gli scenari (ovvero sempre meno acqua cadrà al suolo come neve)
  • In poche aree il rapporto rimarrà tra 0.2-0.3 a fine secolo
  • Indicativamente dal 2050, nello scenario peggiore (RCP8.5), non nevicherà a basse quote

“Nello scenario RCP8.5 tutta la fascia prealpina vede azzerare questo rapporto dalla seconda metà del secolo”

POST-IT N°5: GRADI GIORNO DI RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO

  • Si definiscono come la differenza tra la temperatura di comfort, rispetto alla quale la richiesta energetica è minima, e la temperatura esterna media giornaliera
  • Nello scenario migliore (RCP4.5) alcune aree di pianura passeranno dalla fascia climatica E alla D mentre parte di quelle prealpine dalla F alla E
  • In quello peggiore (RCP8.5) la maggior parte delle aree cambieranno classe, escluse le zone montane

“Questo significa che le necessità di raffrescamento per adattarsi alle nuove temperature estive aumenteranno fino a triplicare rispetto alle attuali nello scenario con iniziative di mitigazione, e fino a 8-9 volte rispetto alle attuali nello scenario tendenziale.”

POST-IT N°6: SICCITÁ

  • L’Indice di Precipitazione Standard (SPI) fornisce un’indicazione di quanto si discosta una serie temporale di precipitazione rispetto a una media climatologica
  • Nello scenario migliore (RCP4.5) si alterneranno periodi (annate) siccitosi e piovosi ma i valori estremi di siccità aumenteranno
  • Nello scenario peggiore (RCP8.5) dalla seconda metà del secolo diminuiranno gli anni piovosi a discapito di quelli siccitosi (nell’ultimo trentennio in modo netto)
  • Le condizioni di siccità severe saranno ricorrenti sul settore meridionale e sulla zona prealpina occidentale

“Negli anni estremamente siccitosi, tale condizione è uniforme sul territorio regionale, mentre negli anni piovosi, parte del territorio può trovarsi in condizioni di siccità anche estrema”

POST-IT N°7: EVAPOTRASPIRAZIONE

  • Rappresenta la quantità di acqua che viene trasferita dal sistema suolo/vegetazione all’atmosfera (in condizioni “ottimali” il contenuto idrico del suolo non costituisce un fattore limitante)
  • È un indicatore dell’impatto del cambiamento climatico sull’agricoltura e dipende fortemente dalla temperatura dell’aria
  • Nello scenario migliore (RCP4.5) aumenta con un trend di +13.3 mm ogni 10 anni mentre nel peggiore (RCP8.5) di +34.6 mm ogni 10 anni
  • Questo corrisponde a +8% (RCP4.5) e +15% (RCP8.5) in media

“Trattandosi di un valore potenziale, l’indicatore non tiene conto della reale disponibilità idrica del terreno, quindi tali aumenti potrebbero essere compensati da incrementi della precipitazione, che però dalle analisi non si evincono, facendo ipotizzare un aumento delle condizioni di siccità per la componente agricola.”

POST-IT N°8: INCENDI BOSCHIVI

  • L’indice FWI (Fire Weather Index) fornisce una indicazione sulle difficoltà operative di spegnimento degli incendi boschivi
  • In entrambi gli scenari è in aumento marcato soprattutto durante la stagione vegetativa (da aprile a ottobre)
  • Si prevede un incremento molto marcato del numero di giorni in cui si verificano condizioni favorevoli all’innesco dell’incendio, spostando l’attenzione verso una stagione che non è quella tipica degli incendi boschivi in Piemonte

“Complessivamente ci si attende un aumento marcato non soltanto nel numero di giorni con condizioni predisponenti l’innesco, ma anche incendi ad alta velocità di propagazione, persistenti e caratterizzati da difficoltà di spegnimento”

Autore: Matteo Bo – socio, ingegnere ambientale

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