Sostenibilità e acquaponica

di Baldassare Fronte (Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Pisa e Semi di Scienza APS) e Yuri Galletti (Semi di Scienza APS)

Parlare di sostenibilità significa affrontare una sfida complessa, che non riguarda soltanto la tutela dell’ambiente, ma anche l’equilibrio tra dimensioni ecologiche, economiche e sociali. La Terra, quel “pallido punto blu” di cui parlava Carl Sagan, è l’unica casa che abbiamo, e custodirla implica la capacità di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future. In pratica, significa consumare soltanto quanto la Terra è in grado di rigenerare, possibilmente un po’ meno, ma mai di più.

Inoltre, sostenibilità non significa soltanto ridurre gli impatti ambientali, che, anche se diminuiti, potrebbero comunque superare i limiti del pianeta, o limitarsi a proteggere la biodiversità. È anche giustizia sociale ed equità nell’accesso alle risorse, senza le quali saremo inevitabilmente esposti a conflitti continui e insostenibili tra popoli e nazioni.

Quindi, per perseguire la sostenibilità è necessario innovare, sviluppando tecnologie responsabili e nuove forme di economia e di impresa. Dalla pianificazione urbana alla mobilità, dalla gestione dei rifiuti alla produzione di alimenti, ogni scelta può contribuire a costruire un modello rigenerativo, capace di coniugare benessere umano e salute degli ecosistemi. La sostenibilità diventa così un progetto collettivo, etico, resiliente, solidale e guidato dalla scienza.

In questo quadro, il cibo gioca un ruolo centrale, essendo un fattore indispensabile e irrinunciabile. Adottare diete più equilibrate, ridurre gli sprechi e sperimentare modelli innovativi di produzione rappresentano azioni strategiche per avanzare verso la sostenibilità. Non a caso, organismi internazionali come la FAO hanno individuato nell’acquacoltura un settore prioritario su cui investire, in quanto in grado di garantire una produzione alimentare più sostenibile. I dati disponibili, infatti, mostrano che questo comparto presenta un’impronta di carbonio inferiore rispetto ad altre produzioni animali.

In particolare, questo settore è mediamente caratterizzato da una maggiore efficienza nel convertire gli alimenti (mangimi) in prodotto (carne) e da una maggiore efficienza dell’uso del suolo (kg di prodotto per m2 di superficie utilizzato). Ciononostante, sono ancora disponibili ampi margini di miglioramento. Infatti, molto può ancora essere fatto in due direzioni principali: 1) ridurre l’impatto legato alla produzione dei mangimi; 2) ripensare i processi produttivi in un’ottica circolare. Se sul primo fronte i progressi sono già significativi, l’adozione di processi produttivi realmente innovativi è ancora poco diffusa nella pratica.

L’acquaponica, che integra l’acquacoltura con la coltivazione idroponica, è un esempio concreto di modello circolare capace di produrre alimenti in modo sostenibile e con un ridotto impatto ambientale. Essa consiste in una policoltura (sistema di produzione integrato multi-trofico) che coniuga due tecnologie: il RAS (Recirculation Aquaculture System) e la coltivazione di ortaggi fuori suolo (idroponica). Scopo principale dell’acquaponica è, in piena aderenza ai principi dell’economia circolare, quello di convertire e quindi riutilizzare i nutrienti contenuti negli scarti dell’allevamento dei pesci (azoto e fosforo in primis) in nutrimento per organismi vegetali. Questa conversione è possibile grazie all’azione di comuni batteri nitrificanti che, in pratica, convertono l’ammoniaca emessa dai pesci in nitriti e nitrati, principali fonti di azoto per piante da foglia e da frutto. Si tratta quindi di un circolo virtuoso, in cui le emissioni tossiche per i pesci (ammoniaca) vengono trasformate dai batteri in nutrimento per le piante (nitriti e nitrati) che, a loro volta, assorbendoli depurano l’acqua permettendo così il suo riuso nell’allevamento del pesce. I benefici di questo sistema sono quindi molteplici e possono essere così riassunti: a) riduzione dell’uso di risorse: il mangime somministrato ai pesci nutre sia loro che le piante (1 input, 2 prodotti), consentendo così una drastica diminuzione dell’impiego di fertilizzanti; b) riduzione del consumo di acqua: la stessa acqua può essere riutilizzata per un numero quasi illimitato di cicli produttivi, con perdite legate soltanto all’evapotraspirazione e al suo sequestro nei prodotti finali (pesci e vegetali); c) riduzione della produzione di rifiuti e del loro rilascio nell’ambiente.

In definitiva, l’acquaponica rappresenta un modello emblematico di come l’innovazione tecnologica, guidata dalla scienza e ispirata ai principi dell’economia circolare, possa trasformare le sfide della sostenibilità in opportunità concrete per garantire cibo sano, ridurre gli impatti ambientali e costruire società più eque e resilienti. Siamo culturalmente pronti?

*La foto in evidenza è stata scattata il 14 settembre 2025, in occasione di un aperitivo scientifico sulla tematica qui approfondita. L’evento si è svolto presso Ripafratta (San Giuliano Terme, Pisa) durante la Festa della Rocca, promossa dalla Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *