Le catene di produzione-distribuzione-consumo del cibo del futuro: Ripensare sistemi alimentari più sostenibili, resilienti ed inclusivi

La pandemia da Covid-19, fra le molte altre questioni, ha messo in evidenza l’importanza del corretto funzionamento del sistema alimentare per il benessere della popolazione.

Il corto circuito nelle catene di approvvigionamento, dovuto alle restrizioni nei movimenti dei lavoratori e dei distributori, ha colpito le città e in maniera particolare la popolazione più vulnerabile al loro interno, come gli anziani e le famiglie che vivono in condizioni di povertà.

Il problema si è verificato in modo più evidente nei paesi in via di sviluppo, ma si è manifestato anche in città di paesi sviluppati come il nostro, per esempio nel comune di Milano.

La questione è anche più complessa di come può già apparire. Le dinamiche del cambiamento climatico, infatti, aggraveranno i possibili problemi di distribuzione emersi da shock come la pandemia, aggiungendo delle difficoltà nei sistemi di produzione. Molto probabilmente l’aumento della temperatura terrestre avrà un effetto sui rendimenti delle colture sia in termini quantitativi, sia qualitativi (ciò determinerà per esempio la perdita del contenuto nutrizionale di alcuni alimenti). Tale impatto andrà a toccare soprattutto le aree più fragili come l’Africa sub-Sahariana e meridionale, l’America centrale e meridionale e il Sud-Est asiatico, ma di fatto toccherà anche i paesi sviluppati se le temperature supereranno una certa soglia.

Tenendo ciò a mente e considerando che:

  • il 55% della popolazione vive in aree urbane e che tale percentuale dovrebbe raggiungere il 68% nel 2050 (dati FAO),
  • il 70% della domanda di alimenti proviene dalle città,
  • i consumatori urbani non sono autosufficienti nel provvedere alla loro nutrizione, per cui saranno maggiormente colpiti dal possibile aumento del prezzo dei beni alimentari, dovuto a una contrazione dell’offerta sui mercati alimentari come conseguenza degli shock climatici,

sarebbe necessario ripensare i sistemi alimentari attuali, per esempio rafforzando i legami fra aree rurali e urbane, creando sistemi equi e inclusivi di produzione-distribuzione-consumo del cibo nelle città e sfruttando le soluzioni offerte dall’innovazione tecnologica e dall’agricoltura urbana.

Sono alcuni degli obiettivi che si è posta la Food and Agriculture Organization (FAO) delle Nazioni Unite, i quali sono stati accolti da alcune città, fra le quali il comune di Milano, che si sono impegnate a “sviluppare sistemi alimentari sostenibili che siano inclusivi, resilienti, sicuri e diversi, che forniscano cibo sano e accessibile a tutte le persone in un quadro basato sui diritti umani, che minimizzino i rifiuti e conservino la biodiversità adattandosi e mitigando gli impatti del cambiamento climatico”.

Per approfondire sul tema:

Autrice: Camilla De Luca – Socia Semi di Scienza & Progetto Cambiamo

Maggio 11, 2021

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